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Concludo con 5 citazioni molto significative che trovo bellissime:
“Lo scrivere implica, nel migliore dei casi, un’esistenza solitaria. Lo scrittore lavora da solo e, se è un buono scrittore, deve ogni giorno affrontare l’eternità o la mancanza di eternità”. (Ernest Hemingway, discorso in occasione del conferimento del premio nobel).
“Per nascere aquila bisogna abituarsi alle altitudini; per nascere scrittore bisogna imparare ad amare la rinuncia, le sofferenze, le umiliazioni. Soprattutto, bisogna imparare a vivere appartato. Come la talpa, lo scrittore si aggrappa al suo limbo, mentre sopra di lui la vita in rigoglio continua, persistente, tumultuosa”. (Henry Miller, da “Nexus”)
“L’unica responsabilità dello scrittore è verso la sua arte. Sarà assolutamente spietato, se è un buono scrittore. Ha un sogno. Lo angoscia talmente, che se ne deve liberare. Fin allora non ha pace. Tutto il resto è buttato a mare – onore, orgoglio, onestà, sicurezza, felicità, tutto – per scrivere il suo libro. Se uno scrittore deve derubare sua madre, non esita: l’ Ode ad un’urna greca vale qualsiasi numero di vecchie signore”. (William Faulkner, da un’intervista concessa a Jean Stein).
“Tutti sappiamo che i libri bruciano; ma sappiamo anche che i libri non possono essere uccisi dal fuoco. Gli uomini muoiono, i libri non muoiono mai. Nessun uomo, nessuna forza possono abolire la memoria”. (Franklin Delano Roosevelt, messaggio all’American Booksellers Association, il 23 aprile 1942).
“Sono, in grande parte, la prosa stessa che scrivo. Mi snodo in periodi e paragrafi, mi trasformo in punteggiatura e, nella sfrenata disposizione delle immagini, come i bambini mi maschero da re con carta di giornale; oppure, ritmando una successione di parole, mi acconcio come i pazzi con fiori secchi che sono freschi solo nei miei sogni”. (Fernando Pessoa, da “Il libro dell’inquietudine”).
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